domenica 14 novembre 2010

A Roberto Baggio il World Peace Award 2010 per il suo impegno umanitario


Cari amici, fratelli e sorelle, di Caldogno e di tutto il Veneto parto alla volta del Giappone con l'anima in tormento. Da un lato la grande felicità provocata dal fatto di trovarmi in viaggio per andare a ricevere un riconoscimento mondiale che mi inorgoglisce molto di più di quello che fu il Pallone d'Oro. Essere stati indicati come `ambasciatori attivi´ per la Pace nel mondo e per la difesa dei diritti umani non ha eguali e rende risibile ogni altro successo personale e professionale. Eppure malgrado ciò, ecco la mia anima soffrire atrocemente per quel che Baggio Roberto, ovvero l'uomo di tutti i giorni ed ex ragazzo di campagna, deve lasciare seppure per breve tempo. Una terra, la mia, devastata da una natura che probabilmente si è ribellata alle tante e troppe mortificazioni ricevute da un'umanità se non colpevole almeno colpevolmente distratta. Il mio Veneto sommerso. La gente che soffre e che piange chi non ha più e per quel che gli è stato portato via.
È esattamente l'immagine che mi porto dentro e che mi spingerà a tornare al più presto per tentare, nel mio piccolo, di fare qualche cosa di utile per rendere possibilmente meno pesanti gli effetti di questa calamità. Io, nella pratica quotidiana di cittadino consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, ho un'idea ben precisa rispetto alla regola fondamentale che dovrebbe guidare l'esistenza di ciascuno: la felicità del singolo non può e non deve mai passare attraverso l'infelicità altrui. Sicchè, per quel che può valere e per il momento, posso garantire che vi porto nel cuore e che dividerò il premio che mi verrà consegnato in Giappone con tutta la brava gente della mia terra ferita a morte».

Roberto Baggio

I premi Nobel per la pace hanno assegnato a Roberto Baggio il World Peace Award 2010. Per l'ex Pallone d'Oro il riconoscimento più bello che premia il suo impegno per il sociale. Il 43enne ex calciatore italiano, oggi presidente del settore tecnico della Figc, è stato scelto per il suo aiuto alle organizzazioni benefiche e per la campagna di liberazione di Aung San Suu Kyi, politica birmana, premio Nobel per la pace.

Nelle motivazioni viene anche ricordato l'aiuto nel finanziamento per la costruzione di ospedali in giro per il mondo, l'impegno dopo il terremoto di Haiti e altre battaglie di solidarietà e per la difesa dei diritti umani. La cerimonia di premiazione è in programma ad Hiroshima.
Fonte: Gazzetta

<BAGGIO L'ATIPICO
di Maurizio Crosetti
(fonte: Repubblica.it )
Campione grande e atipico, difficile da collocare non solo in campo: Roberto Baggio è un "fuori taglia", un personaggio altro, talvolta altrove. E' diventato buddista in anticipo sulle mode, quando quel tipo di scelta non era ancora da copertina (l'attore famoso, il cantante in cerca di se stesso, qualche guru da asporto). Era, nel suo caso, la risposta a una ricerca di senso. A Baggio accadde dopo un infortunio molto grave, quando il dolore del corpo dice al fuoriclasse, al privilegiato, che anche i marziani possono atterrare in un istante sul pianeta di tutti, quello dove si soffre, si è soli, si viene sconfitti e la pelle è cucita dalle cicatrici.
Persona schiva, Roberto Baggio è scivolato via dal calcio dal giorno del suo ritiro fino a poche settimane fa, quando la Federcalcio gli ha offerto un incarico ufficiale nell'anno nero del nostro pallone: se non sarà solo un ruolo di facciata, è possibile che Baggio - dalle profondità del suo silenzio, che però non è vuoto - trovi qualche idea per rilanciare, magari, il talento così bistrattato rispetto a muscoli e palestre.
Simile a Francesco Totti per l'impegno umanitario e benefico, Baggio (come il capitano della Roma) preferisce fare il bene a fari spenti, e per questo la sua azione vale di più. Non sorprende, dunque, questo premio che i Nobel gli hanno assegnato, perché davvero Baggio ha presente che la sofferenza e la miseria altrui non sono concetti astratti. E se può, quando può, aiuta.
Probabile che lo stia facendo anche adesso, nel suo Veneto martoriato dall'alluvione: ne ha sofferto Caldogno, il suo paese, il suo borgo vicentino dove sempre Baggio si è rifugiato in mezzo alle tante tempeste della carriera (il passaggio quasi blasfemo dalla Fiorentina alla Juventus, il rigore sbagliato a Pasadena, i rinnovi contrattuali complessi come incontri al vertice tra capi di stato), perché la dimensione domestica è quella che gli appartiene di più. Oppure, per contrasto, Baggio sceglie la fuga verso le praterie, o nella pampa argentina dove ama cacciare (nessuno è perfetto, neppure i buddisti) e dove il concetto di amore universale difficilmente si coniuga con il fragore della doppietta. Ma sono dettagli, è la semplice cornice di un quadro complesso, a tinte forti, anche se la leggerezza del suo modo artistico di vivere lo sport ha alleggerito i pesi, ha tolto spessore all'intricata complessità delle cose. Uno vero, comunque, Robibaggio. E raro

Aung San Suu Kyi è libera!

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E' libera. Dopo sette anni la Premio Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi, è stata rilasciata con una comunicazione ufficiale che alcuni funzionari del governo le hanno notificato nella residenza dove aveva passato gli ultimi 18 mesi della sue detenzione. La polizia ha spostato le barriere davanti alla casa. E lei uscita all'aria, di fronte alla folla in festa.
Più di mille erano in attesa sotto il sole tropicale dal giorno prima perché l'ora del rilascio non era sicura. Aspettavano di vedere Aung San Suu Kyi apparire ai cancelli della sua abitazione. Di vederla fuori dalle mura. Poi finalmente è arrivata la conferma. L'avvocato Nyan Win ha riferito che intorno alle 5 e 30 della mattina erano arrivate le auto della polizia e che gli agenti le hanno letto l'ordine di scarcerazione. "Ora è libera", ha detto davanti alla folla che è stata ripagata. La leader birmana è uscita e ha salutato. Guardando il suo volto sulle magliette e tra le mani delle persone.
Significativamente, le forze di sicurezza birmane non sono intervenute per disperdere la folla, cosa piuttosto rara nel Paese. Da 24 ore anche centinaia di sostenitori sono radunati nella sede del suo partito Nld (Lega nazionale per la democrazia) a Rangoon per attendere la loro leader, simbolo della lotta per i diritti civili in Birmania. Circa 150 persone - tra cui molti giornalisti - si sono riunite nei pressi della residenza del premio Nobel per la Pace, in University Avenue.
Fonte: Repubblica.it

Roberto Baggio premiato dai Nobel: ''Gioia per Aung San Suu Kyi'' - Un raggio di sole buca le nuvole a colpisce il monumento che ricorda le migliaia di vittime della prima bomba atomica della storia, i Premi Nobel del passato stanno seduti poco lontano. Quando la speaker legge la motivazione sono da poco passate le 10 del mattino (ora giapponese, il cuore della notte in Italia): Roberto Baggio, gessato scuro, cravatta grigia e camicia azzurra sale i pochi gradini e riceve il premio da Frederik Willem De Clerk, un po' di emozione, forse come non ha mai provato sui campi di gioco: fra le sue mani il World Peace Award 2010, assegnato dal Summit mondiale dei premi Nobel per la Pace: "Per i suoi contributi alle organizzazioni di beneficenza in tutto il mondo - racconta la voce fuori campo in inglese e giapponese -, oltre ai finanziamenti agli ospedali, per il terremoto di Haiti e per il suo impegno per la libertà di Aung San Suu Kyi", (in passato il prestigioso riconoscimento era stato assegnato a Annie Lennox, Bono, George Clooney, Don Cheadle, Peter Gabriel, Bob Geldof, Cat Stevens, e a Roberto Benigni).

MAI PIU' ATOMICA -- Il 43enne da poco nominato responsabile del settore tecnico della Figc, inizia a leggere (in italiano) il discorso di "ringraziamento" davanti al Dalai Lama, Mairead Corrigan Maguire, Mohamed El Baradei, Jody Williams Shirin Ebadi che sono qui, nella città del primo olocausto nucleare (la bomba venne sganciata dal bombardiere americano Enola Gay nell'agosto del 1945) per chiedere, una volta di più, la messa al bando di tutte le armi atomiche presenti sul pianeta. Voce ferma, pizzetto ormai sale e pepe, riceve l'applauso sentito dei personaggi famosi, come quello dei semplici cittadini che sono venuti qui soltanto per lui. Sono anni che i suoi piedi non inventano più magìe sui campi di calcio, ma l'affetto della gente è impressionante. Quando finisce la cerimonia e si avvia camminando, fra due ali di folla, verso il palazzo dove si terrà la conferenza stampa, centinaia di mani cercano di toccarlo, centinaia di bocche lo chiamano "Roby, Roby". 

Fonte: Gazzetta.it

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