lunedì 1 novembre 2010

Feliz cumpleaños... Diego Armando Maradona!

30 OTTOBRE 2010 - Per festeggiare degnamente il compleanno del più grande calciatore nella storia del calcio mondiale,
proponiamo lo splendido pezzo di Gianni Mura pubblicato
un paio di settimane fa.



ORA CHE TUTTO È FINITO,
HO LA RISPOSTA:
SI', DIEGO ERA DAVVERO
«MEGLI’E PELÉ»

“Non è solo una questione dì gol.
Lui, più del brasiliano,
ha saputo regalare allegria”.

GIANNI MURA

Venerdì di La Repubblica – 15 ottobre 2010


I tifosi del Napoli lo hanno cantato per anni e io non ci ho mai creduto, ma adesso ho cambiato idea. Nello sport non ci si puo’ sottrarre a domande del genere che, in altri settori mai vengono poste, neppure per passare il tempo (Berlusconi è meglio di De Gasperi? La pastiera è meglio del panettone?). Finché si trattava di Coppi e Merckx, la risposta era automatica:
Coppi è stato il più grande e Merckx il più forte. 


La grandezza è qualcosa che sfugge anche agli stessi numeri che, nella carriera di un calciatore, contano qualcosa. In Nazionale, Pelé (che compie 70 anni il 23 ottobre) e Maradona (che ne compie 50 sette giorni dopo) hanno giocato lo stesso numero di partite (91) segnando rispettivamente 77 e 34 gol. In assoluto, 1363 partite con 1280 gol Pelé, 702 con 356 gol Maradona. Grossolanamente arrotondando, Pelé segna un gol a partita e Maradona uno ogni due. Ma ci può stare, perché entrambi avevano il 10 sulla maglia, ma Pelé era più attaccante, Maradona più trequartista. Diego è alto 1.67, traccagnotto, grandi cosce. Un divino scorfano, secondo Gianni Brera, e insieme la conferma della democrazia del calcio: tutti possono giocare, anche i bassotti che magari non segneranno molto di testa (eventualmente si arrangeranno con la mano, e sarà la mano de Dios), ma col pallone fanno tutto quello che vogliono e, se non c'è il pallone, si arrangeranno con un'arancia. 


Questo fu il benvenuto di Maradona a Osvaldo Soriano, accompagnato
da Gianni Mina a Trigoria, nel 1990. Pelé è alto solo 6 centimetri più di Maradona, eppure nella memoria collettiva è altissimo e forse, per noi italiani, pesa quel gol di testa, a Mexico '70: Pelé sovrasta Burgnich e sembra galleggiare in aria. Un gigante. Se stiamo alle doti calcistiche, Pelé calciava coi due piedi e Maradona solo con il sinistro. 


Mentre Pelé ha passato tutta la carriera in Brasile, venerato dal pubblico e rispettato dagli avversari, passando a far cassa ai Cosmos solo a fine carriera, Maradona ha affrontato il campionato spagnolo (in cui Goikoetxea gli frantumò una caviglia) e quello italiano, durissimo. Non è colpa di Pelé, a quei tempi le frontiere erano chiuse, è solo una constatazione. Poi, Pelé è diventato un uomo-immagine della Fifa, una sorta di ambasciatore del pallone, grande amico di Henry Kissinger e di Sepp Blatter. A modo suo, un uomo di potere, mentre Maradona, a parte un forte sostegno a Menem, è stato un uomo contro: contro Blatter, gli orari delle partite (a mezzogiorno in Messico), la scarsa forza rappresentativa dei calciatori, ossia di quelli che fanno spettacolo. Pelé non si sarebbe mai fatto fotografare con una t-shirt su cui c'era scritto «Bush stop» né s'è mai fatto tatuare le immagini del Che e di Fide! Castro. Maradona sì. Pelé non sarebbe andato a trovare presidenti come Chavez e Morales, Maradona sì. A Pelé non è mai passato per la testa di fare l'allenatore. A Maradona sì. Tra alti e bassi (come tutta la sua vita) Maradona con l'Argentina è stato eliminato dalla Germania, ai mondiali in Sudafrica.

Maradona è stato il grande campione e il cattivo ragazzo (sottaniere, drogato, frequentatore di feste della camorra) ma uno dei complimenti più centratigli viene da un avversario (in panchina, Arrigo Sacchi): 


«Giocare contro Diego era come giocare contro il tempo. Sapevi che prima o poi lui avrebbe segnato, o fatto segnare». 


Ha anche fatto sognare, più di Pelé, che rappresentava la perfezione e giocava nella squadra più forte, il Santos.
A Napoli ha cambiato un copione che sembrava già scritto a favore delle potenze (calcistiche ed economiche) del Nord. Pelé giocava un calcio forse più bello, ma con meno allegria. Va anche ricordato che il calcio in tv era assai meno presente e quindi Pelé lo si poteva ammirare solo ai mondiali (nel 1962 e nel 1966, segnati da sistematici pestaggi avversari) o in qualche amichevole giocata in Italia dal Santos. 


Maradona l'abbiamo visto di più e una cosa si può dire serenamente: regalava consapevolmente allegria, non buoni esempi.


Poi, ognuno è libero di perdersi (e ritrovarsi) come gli pare, ma se oggi affermo che Diego è stato più grande di Pelé e perché,
mi riallaccio a quello che dicono in Brasile: 
«Se parlate di Pelé, la gente si toglie il cappello.
Se parlate di Garrincha, piange. Era l'alegria do povo, l'allegria del popolo». 


Proprio quel che è stato Maradona.


È qui la differenza.



Ecco il video della canzone di Manu Chao "La Vida Tómbola", che compare anche nel film di Emir Kusturica dedicato a Diego.
[MARADONA BY KUSTURICA, 2008]

1 commento:

  1. Davvero bella la tua torta del Napoli!! La feci fare per mio fratello una simile :D!
    ti invio il link di una azienda che produce dei bellissimi piatti in plastica per il Napoli, sono stupendii!!!!
    www.vtechsas.it

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