sabato 1 gennaio 2011

Bye Bye "Anni Zero"


Pillole da un decennio 
di grande calcio internazionale

Ed un altro anno se ne va tra fuochi d’artificio e celebrazioni, speranze o rimpianti, sogni e bisogni innaffiati di champagne (o spumante?...) e scanditi dal ritmo di cotillons improvvisati ma vivaddio allegri e spensierati, almeno per una notte.

Incurante dell’eterna disputa tra le cassandre apocalittiche e i soliti buoni propositi di chi si sforza di guardare il mondo sempre con un sorriso, il primo decennio del terzo millennio lascia il passo al nuovo che avanza: perché il Tempo se ne frega delle nostre battaglie omerico-ideologiche, tra il pessimismo della ragione o l’ottimismo della volontà non ha bisogno di scegliersi il “vestito” adatto (né, tantomeno, la bottiglia più indicata per brindare all’occasione, con buona pace di secolari assiomi transalpini ed italiche certezze) ma, semplicemente, continua a correre ineluttabile, e tanto gli basta.

Prima di raccogliere il testimone degli anni ’10 e fiondarci con passione sul nuovo rettilineo calcistico, inseguendo quell’amata sfera di cuoio tra manti erbosi prestigiosi e ben pettinati o piuttosto spelacchiati campetti di provincia, tracciamo un breve bilancio dei due lustri che ci stiamo lasciando definitivamente alle spalle.

Cosa resterà di questi “Anni Zero”?

Abbiamo visto la Penisola Iberica bussare prepotentemente alle porte del Grande Calcio: mentre il Portogallo rinverdiva i fasti dell’unico podio iridato della sua storia (England 1966, grazie alla leggendaria ‘Pantera Nera’ Eusébio e il suo indiscusso scettro di capocannoniere) con un quarto posto a Germania 2006 e un’amara seconda piazza agli Europei casalinghi del 2004, la Spagna consegnava ai posteri un biennio da leggenda (Campione d’Europa 2008 in Austria/Svizzera, Campione del Mondo 2010 in Sudafrica), quasi cinquant’anni dopo l’unico alloro internazionale (1964, con Jesús María Pereda e l’imprescindibile ‘arquitecto’ Luisito Suárez a menar le danze in quel di Madrid, agli occhi del Vecchio Continente). Successi figli della programmazione, di quell’attenzione maniacale alle ‘cantere’ autoctone e di un impianto tattico che affonda le sue radici nello scintillante calcio praticato dal FC Barcelona da trent’anni a questa parte. Il club catalano rappresenta uno degli ultimi baluardi contro il revisionismo concettuale e lo speculare appiattimento dei presunti innovatori fedeli al dogmatico 4-2-3-1 imperante, il più delle volte una versione riveduta e corretta del difensivo 4-5-1 costruito sulle famigerate “ripartenze” e sulla dittatura degli schemi da palla inattiva (tranne alcune sporadiche, splendide eccezioni come la Roma spallettiana o l’ultima creatura di Joachim Löw); dopo la scomparsa del libero e quella ben più grave dell’ala classica, assisteremo inerti anche alla “morte” della seconda punta?

Abbiamo vissuto il 2004 come l’Anno delle Sorprese: il Futebol Clube do Porto centrava a Gelsenkirchen il successo in Champions League (la fu gloriosa Coppa dei Campioni, conquistata in precedenza solo in una notte viennese del 1987 e per intercessione del “Tacco di Allah”, Rabah Madjer), e appena due mesi dopo la piccola e sino ad allora derisa Grecia scuoteva le bolse gerarchie continentali, trionfando proprio a Lisbona tra gli occhi attoniti e le bocche spalancate degli esterrefatti addetti ai lavori.

Eppure avevamo creduto che le secolari tradizioni calcistiche non sarebbero state del tutto tradite nel decennio: dopo che gli anni Novanta si erano conclusi con una Francia ingorda a completare il suo storico ‘double’ Mondiali+Europei, il “solito” Brasile conquistava il primo titolo iridato del terzo millennio e si proclamava orgogliosamente ‘Pentacampeão’,

in quell’inedito scenario asiatico laddove 'O Fenômeno' Ronaldo tricologicamente "mezzalunato" diventava il miglior marcatore di sempre nella storia della competizione.

Abbiamo assistito al saliscendi teutonico: dopo gli schiaffi presi sulla coda del Novecento, una lungimirante e sempre tignosa Germania ha imparato bene la lezione, inaugurando un’eccellente fase di rinnovamento e puntando decisa sui giovani, con la costruzione di un progetto futuribile e duraturo che ha portato ad una finale mondiale, una europea e due podi iridati. Risultati dal retrogusto forse amaro (specie nel torneo organizzato in casa nel 2006) ma invero accompagnati dalla certezza di un futuro luminoso; d’altronde, vincere un Europeo Under 19 (2008, con finale nel 2002 in Norvegia), uno Under 17 (2009) e l’essere campione continentale in carica a livello Under 21 (schiantando 4-0 l’Inghilterra a Malmö 2009, dopo aver fatto piangere Balotelli, Giovinco, Acquafresca, Cigarini ed il resto della sfortunata truppa azzurrina) costituiscono una pesante assicurazione sulle annate prossime venture.



Abbiamo un po’ rimpianto il laboratorio tattico storicamente rappresentato dall’Olanda, che quest’estate ha sfiorato il primo successo mondiale della sua storia rinnegando, però, la sua filosofia di gioco spettacolare: tanto pragmatismo ed eccessiva praticità per gli uomini guidati da Bert van Marwijk, fortunatamente insufficienti per aver la meglio sull’esteticamente superiore tiqui-taca spagnolo. Con tutto il rispetto per grandi protagonisti come Arjen Robben e Wesley Sneijder, l’”Arancia Meccanica” anni’70 era tutt’altra storia, secondo posto eguagliato o meno…


Abbiamo apprezzato nuove esperienze calcistiche interessanti (Svizzera Campione del Mondo Under 17 nel 2009 e buona protagonista sia in Germania che in Africa, e poi l’ottimo Messico, gli Stati Uniti e la simpatica Australia, tutte realtà ormai consolidate del panorama internazionale) e sentito spirare forte il “vento dell’Est” qui in Europa: quello della Russia di Guus Hiddink nel 2008 e imponente a livello di club nell’Europa League/Coppa UEFA (un grande Zenit San Pietroburgo guidato da Dick Advocaat nello stesso 2008 e il CSKA Mosca tre anni prima), quello dell’Ucraina (prima partecipazione ai Mondiali nel 2006 con tanto di quarti di finale persi contro i futuri vincitori del torneo, Campione d’Europa Under-19 due anni fa e lo Shakhtar Donetsk a rivincere un trofeo internazionale 23 anni dopo la Dynamo Kyiv di Valerij Lobanovs'kyj, che allora rappresentava ancora l’URSS), senza dimenticare la conferma Croazia e le sorprendenti Slovenia, Slovacchia, Montenegro, Lettonia, Bielorussia, una Turchia bravissima a centrare i due migliori risultati della sua storia ai Mondiali (terzo posto 2002) e agli Europei (podio ex-aequo con i russi), con nomi nuovi affacciatisi alla ribalta come Adrian Mutu, Dejan Stanković, Nemanja Vidić, Petr Čech, Andrej Aršavin, Luka Modrić, Zlatko Zahovič, “li turchi” Rüştü Reçber e İlhan Mansız, Tomáš Rosický e Milan Baroš, la coppia “made in Crna Gora” Mirko Vučinić e Stevan Jovetić, Aljaksandr Hleb, Marek Hamšík, Miloš Krasić, Edin Džeko e soprattutto i fuoriclasse Andriy Shevchenko e Pavel Nedved.


Mentre al di qua della Manica l'Olympique Lyonnais instaurava un'autentica dittatura nella Ligue 1 transalpina (i primi 7 titoli della sua storia, tutti conquistati consecutivamente dal 2002 al 2008, a corollario una serie di dodicipartecipazioni consecutive alla Uefa Champions League, dal 1999-2000 al 2010-2011), guardando sull'altra sponda di Calais abbiamo imparato quanto l’Inghilterra sia ancora alla ricerca della propria identità: nonostante i milioni e gli assegni talvolta scoperti di sceicchi, emiri, petrolieri e faccendieri senza scrupoli a vario titolo e livello abbiano reso la Premier League il miglior campionato nazionale del globo terrestre (se non altro, il più ricco), con i club albionici intenti ad egemonizzare la scena nelle Coppe Europee, la ‘Nazionale dei Tre Leoni’ continua ad inanellare fallimenti in serie. Nella tanto agognata Coppa del Mondo, autentica ossessione dopo la vittoria casalinga di ben 44 anni fa, si è arenata ben due volte sullo scoglio insormontabile dei quarti di finale (2002 e 2006, come negli Europei 2004 in terra lusitana), mentre la scorsa estate è stata triturata dagli irriverenti virgulti tedeschi e certo non solo a causa del "Gol Fantasma del Decennio", quello siglato da Frank Lampard e non segnalato dalla terna arbitrale guidata dall’uruguagio Jorge Larronda; in fondo, il destino ha presentato il conto aperto da Geoffrey Hurst al Wembley Stadium in quell’indimenticabile 30 luglio 1966 e proprio contro la Germania , chi di centimetri oltre la linea di porta ferisce… Chissà che i “Maestri”, sbollita la rabbia, non abbiano finalmente imparato la strada giusta dagli odiati rivali, decidendosi finalmente a puntare sui talenti locali piuttosto che continuare ad importare fuoriclasse altrui o stra-pagare grandi allenatori (Fabio Capello, CT più costoso del pianeta): le finali europee del 2009 di Under 21 e Under 19 e la vittoria nel torneo continentale Under-17 dell’estate scorsa in Liechtenstein rappresentano segnali incoraggianti.


In Sudamerica, abbiamo applaudito un’Argentina padrona indiscussa a livello giovanile (Campione Olimpica ad Atene 2004 e Pechino 2008, Campione del Mondo Under-20 nel 2001, 2005 e 2007), ma la cui Nazionale Maggiore continua a subire gli influssi della “maledizione 1993”: è da quell’anno, infatti, che non riesce a mettere in bacheca un trofeo importante, e l’ultimo acuto ancora rimane quella Copa América conquistata in Ecuador grazie alle reti griffate Gabriel Omar Batistuta. Non è bastato affidare la panchina al “potere taumaturgico” della leggenda nazionale Diego Armando Maradona, per una squadra che non riesce ad arrivare tra le prime 4 del mondo da Italia ’90, in pratica da quando lo stesso ‘Pibe’ era in campo (coincidenza? Non crediamo…) e che ha sperperato in questi dieci anni un patrimonio tecnico spesso superiore a quello degli avversari.


Rimanendo al sub-continente al di là dell’Atlantico, abbiamo conosciuto una nuova esponente in una fase finale iridata (Ecuador qualificato per una prima volta storica nel 2002) ed analizzato con attenzione l’esperienza di Sudafrica 2010, che ci ha finalmente riconsegnato un Uruguay all’altezza della sua tradizione. E’ giusto dire che anche l’ultima edizione del trofeo più importante ha ribadito l’inscindibilità della dicotomia Europa-Sudamerica, che sino ad oggi ha letteralmente monopolizzato le diciannove edizioni del trofeo (10 vittorie per il Vecchio Continente, 9 per l’”América do Sul”). Ad un certo punto, alcuni commentatori si sono lasciati trasportare dalle apparenze, battezzando quest’edizione come il “Mondiale Americano” dato che Brasile, Argentina, la ‘Celeste’ e il Paraguay erano riuscite a raggiungere con presunta facilità i quarti di finale, eliminando per giunta altre esponenti del Continente come il Cile dell'immaginifico Marcelo Bielsa (con la sua proposta di un 3-3-1-3 d'altri tempi) e il succitato Messico.


Inutile girarci attorno, non era poi così difficile cascarci: era infatti innegabile che registrare 4 sudamericane tra le prime 8 del mondo fosse un record, solo due volte (a Mexico '70 con Brasile, Argentina e Uruguay, e ad Argentina '78 con i padroni di casa futuri campioni, la solita Seleção e il generoso Perù) l’impresa era riuscita a 3 squadre provenienti dall’America Meridionale. E’ vero che negli ultimi Mondiali il Sudamerica qualifica, per regolamento, 4 nazionali fisse (quest’anno 5, grazie all’Uruguay vincente nello spareggio con Costa Rica), mentre l’Europa puo’ contare su ben 13 compagini, e questo è un dato che comunque va sempre considerato; anche nelle edizioni precedenti, c’è sempre stata una notevole differenza numerica, poiché le federazioni sudamericane affiliate alla CONMEBOL sono 10 in totale. Quindi è relativo considerare i dati di questo confronto tutto sommato impari.


Ma è altrettanto vero che nella storia dei Mondiali, la sfida Europa-Sudamerica è stata in “pareggio” 2-2 solo nel 1950, nel 1962, nel 1970 e nel 1978 (ultima volta che il Sudamerica ha portato 2 squadre tra le prime 4 del mondo, ben 32 anni fa…), a favore del Sudamerica 1-2 solo nel 1930 (Jugoslavia come europea, poi Stati Uniti e le finaliste Uruguay-Argentina), e poi sempre a favore dell’Europa: 2-1 nel 2002 (dove s’inserì, prima volta nella storia, un’asiatica, e ricordiamo tutti COME s’inserì la Corea del Sud…),
3-1 nel 1938-1954-1958-1974-1986-1990-1994-1998 e quest’anno 2010,
e un secco 4-0 nel 1934-1966-1982-2006 (curioso notare che in tre di queste quattro occasioni vinse l’Italia).


Insieme all’exploit della comunque apprezzabile Corea Del Sud e i suoi “santi in Paradiso” (o nella FIFA?...), in Asia abbiamo riscontrato una crescita vertiginosa: Cina prima volta ad una Fase Finale iridata (2002), Corea Del Nord alla seconda partecipazione dopo l’incredibile avventura del 1966 (quarti di finale, uno dei più grandi “miracoli” nella storia di questo sport), Giappone solita certezza e leader incontrastato del movimento (campione continentale sia nel 2000 che nel 2004), ma soprattutto l’indimenticabile parabola dell’Iraq, quarto alle Olimpiadi di Atene 2004 e vincitore a sorpresa della Coppa d’Asia 2007 (Younis Mahmoud nominato ‘Miglior Calciatore AFC dell'Anno’), a riscattare parzialmente un popolo umiliato e offeso dalla barbarie dell’ennesima, ingiustificabile carneficina perpetrata da quel Mostro famelico chiamato Guerra, ritornato a far vittime innocenti dal 20 marzo 2003 in quella terra lacerata.


Un decennio che proprio agli sgoccioli ha deciso di diventare “quello delle PRIME volte”: nei giorni precedenti all’11 luglio scorso, quando a Johannesburg la Spagna è diventata la PRIMA nazionale del Vecchio Continente a vincere un Mondiale fuori dai confini europei, nella PRIMA edizione organizzata da una federazione appartenente alla CAF, abbiamo fatto un po’ tutti il tifo per la PRIMA volta dell’Africa anche in campo. Eravamo ansiosi di scoprire se il Continente Nero fosse finalmente pronto a scalfire le secolari gerarchie tradizionali; purtroppo, dopo gli straordinari exploit del Camerun nel 1990 e del Senegal nel 2002, anche i sogni dell’ottimo Ghana (fresco Campione del Mondo Under-20) guidato dal CT serbo Milovan Rajevac si sono infranti ai quarti di finale e su una traversa del FNB Stadium, laddove lo sfortunato Asamoah Gyan ha spedito il rigore che poteva condurre le “Black Stars” tra le quattro potenze del globo, scrivendo una pagina leggendaria. Inaspettatamente, dopo che il Camerun di Samuel Eto’o (2002), la Tunisia (due anni più tardi) e l’Egitto (dominatrice nel 2006, 2008 e 2010 e protagonista di una Confederations Cup 2009 da record: massimo di gol segnati da una squadra africana al Brasile nell’esordio del torneo, perso 4-3, e storico 1-0 rifilato all'Italia) si sono aggiudicate la Coppa d’Africa nelle PRIME cinque edizioni del terzo millennio, la sorpresa è arrivata da una sconosciuta compagine bianconera: i pittoreschi congolesi del TP Mazembe, infatti, sono diventati la PRIMA squadra non europea e non sudamericana della storia a disputare una finale di Mondiale per Club ad Abu Dhabi il 18 dicembre scorso, sconfitti 0-3 dall’egemonia dell'Inter, ossia la PRIMA società italiana capace di centrare il “treble” vincendo il proprio campionato, la coppa nazionale e la Champions League.


I nerazzurri, issatisi sul tetto d’Europa e del mondo 45 anni dopo gli ultimi successi di tale portata e trascinati dalla inesauribile vena realizzativa di Diego Milito (giocatore più sottovalutato del decennio? Forse... Sarebbe una lunga lista, da Fabrizio Miccoli in su) e dalle sgroppate sulla fascia di Maicon, con la loro vocazione “internazionale” di nome e di fatto (squadra straniera per undici undicesimi nella finale di Madrid e con in panchina… un portoghese, di nome José Mourinho), sono un emblema perfetto dello schizofrenico ottovolante sul quale l’Italia calcistica ha vissuto un decennio quantomeno inter…locutorio.


Tra le macerie di Calciopoli ed una Serie A tornata a 20 squadre dopo il “caso Catania” (2004-2005, la prima volta dal 1952), tra piazze storiche condannate ad una folle altalena in bilico ora verso il cielo (grandi successi e clamorose “resurrezioni”) ed ora verso l’inferno (la Juventus umiliata da Luciano Moggi su tutte, Napoli e Fiorentina a conoscere l’onta della Serie C per la prima volta nella loro storia, Roma, Lazio, Torino, Parma, Genoa, Sampdoria o Bologna a dover risolvere questioni economiche e problemi piuttosto gravi anche e soprattutto fuori dal campo), o un Milan che si è scrollato di dosso i dispiaceri giudiziari grazie all’illuminata gestione di Carlo Ancelotti e diventando la prima squadra al mondo per numero di titoli internazionali conquistati (18, a pari merito con gli argentini del Boca Juniors, bravi ad equilibrare i conti conquistando la Recopa Sudamericana 2008, dopo il 2-4 subito dai rossoneri a Yokohama il 16 dicembre dell’anno prima), per tacer di Marcello Lippi, trasformato nel giro di quarantotto mesi da eroe nazionale (indimenticabile impresa a Berlino nel 2006, inframmezzata dal deludente biennio-Donadoni) a capro espiatorio di tutti i mali dello sport italico… Per la serie, w il raziocinio e l’equilibrio nei giudizi…


Sono anni ormai che osservatori e addetti ai lavori a vario titolo si riempiono la bocca di luoghi comuni e frasi fatte, proponendo come unica soluzione per la crisi del calcio azzurro (basti vedere il livello non eccelso della massima serie, uno “spettacolo” francamente inguardabile dal punto di vista tecnico…) una maggior attenzione alla valorizzazione dei ragazzi provenienti dal vivaio. Tutto giusto e ammirevole, per carità: sarebbe davvero ora di dimostrare coraggio, oculatezza e lungimiranza da parte dei nostri dirigenti. Il problema vero è che le presunte buone intenzioni, perlopiù di facciata, non sono direttamente proporzionali alle effettive misure adottate per far fronte al problema ormai atavico della scarsa fiducia nei giovani talenti da lanciare: se pensiamo che il classe ’84 Giampaolo Pazzini fino a circa ventiquattro mesi fa era considerato “immaturo e non pronto” per giocare titolare in Serie A vengono i brividi…


La situazione è ancora piuttosto critica, ma piccoli barlumi di speranza cominciano a farsi faticosamente largo, specie dopo aver toccato probabilmente il punto più basso nella gloriosa storia del calcio azzurro, paragonabile forse solo alla lenta risalita dalle macerie del secondo dopoguerra.


L’eliminazione al Primo Turno da Sudafrica 2010 per mano della Slovacchia (a seguito di un Europeo 2008 piuttosto incolore) è stata, infatti, solo la punta dell’iceberg, che ha tristemente eguagliato le pessime prestazioni nei Mondiali 1950 in Brasile (affondati dalla Svezia di Hasse Jeppson, unica magra consolazione un 2-0 al Paraguay), 1954 in Svizzera (padroni di casa vincitori per 2-1 all’esordio nel Gruppo 4 e qualificati insieme all’Inghilterra, rendendo inutile il 4-1 con cui gli azzurri di Lájos Czeizler regolarono il Belgio tre giorni più tardi), 1962 in Cile (dopo la partita-battaglia con i violenti padroni di casa, tutelati dall’arbitro inglese Ken Aston), 1966 in Inghilterra (eliminazione per mano della Corea del Nord, a causa di un diagonale del famigerato Pak Doo-Ik) e Germania 1974 (spogliatoio irrequieto e Polonia ed Argentina a mandarci a casa prematuramente).


Ancor più avvilente il bilancio della scorsa estate, considerando che nelle succitate edizioni era almeno arrivata una vittoria/foglia di fico, mentre mai era successo che l’Italia non vincesse neanche una partita durante la partecipazione al massimo torneo iridato; peggior risultato di sempre, dunque, se escludiamo la mancata qualificazione a Svezia 1958 dopo lo spareggio nella fatale Belfast con cui l’Irlanda del Nord in un rocambolesco 2-1 ci impedì persino di preparare le valigie per la Scandinavia (nell’altra manifestazione “saltata”, Uruguay 1930, gli Azzurri non erano iscritti al torneo).


Alla luce di tali dati, facciamo un grosso in bocca al lupo a Cesare Prandelli, chiamato ad ud inaugurare un'ostica fase di rinnovamento.


Quest'aura di negatività si è riversata anche sull’Under 21 del mai convincente Casiraghi: la clamorosa mancata qualificazione agli Europei dell’estate prossima in Danimarca (12-25 giugno 2011) dopo la disfatta in Bielorussia, infatti, ha pregiudicato ogni possibilità di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012 ed ha portato all’inevitabile avvicendamento sulla panchina degli Azzurrini, affidati alle mani di Ciro Ferrara il 22 ottobre 2010.


Eppure vogliamo sforzarci di guardare con ottimismo al futuro del calcio tricolore, accogliendo con entusiasmo le recenti notizie provenienti dalla Lettonia e da Cipro, laddove le due selezioni Under 19 e Under 17 sono riuscite a centrare l’ammissione alla Seconda Fase per partecipare agli Europei 2011 nelle rispettive categorie.


CLASSIFICHIAMO IL DECENNIO?

Qual è il modo migliore per chiudere questo nostro viaggio a ritroso lungo il decennio appena trascorso? Semplice: diamo sfogo alla “mania delle classifiche”, quella pericolosa ma divertente sindrome che coglie ogni appassionato di calcio alla fine di un ciclo ed in tempo di bilanci sommari.

OVVIAMENTE, si tratta di un gioco, la premessa fondamentale è che impossibile stilare graduatorie eque e onnicomprensive, troppi fattori diversi da considerare; ci proviamo, "forzando" un po' sui ruoli per cercare di far entrare tutto il meglio di questi dieci anni e senza alcuna ambizione di perfezione – il calcio è bello perché tutto è relativo, ed ognuno ha la sua visione più o meno legittima, no?

Partiamo:

1. MIGLIOR PORTIERE DEL DECENNIO

Gianluigi Buffon
Iker Casillas Fernández
Oliver Kahn
Petr Čech
Rogério Mücke Ceni


2. MIGLIOR DIFENSORE CENTRALE DEL DECENNIO

Paolo Maldini
Alessandro Nesta
Fabio Cannavaro
Carles Puyol i Saforcada
John George Terry


3. MIGLIOR DIFENSORE LATERALE DEL DECENNIO

Roberto Carlos da Silva
Marcos Evangelista de Moraes Cafu
Javier Aldemar Zanetti
Bixente Lizarazu
Philipp Lahm


4. MIGLIOR CENTROCAMPISTA CENTRALE DEL DECENNIO

Xavier Hernández Creus
Andrea Pirlo
Steven Gerrard
Juan Sebastián Verón
Juninho Pernambucano (Anderson Luís de Souza Deco)


5. MIGLIOR CENTROCAMPISTA LATERALE DEL DECENNIO

Ryan Giggs
Luis Figo
Pavel Nedved

Andrés Iniesta Luján
Mehmet Scholl


6. MIGLIOR CENTROCAMPISTA OFFENSIVO/TREQUARTISTA DEL DECENNIO

Ronaldinho De Assis Moreira
Francesco Totti
Clarence Seedorf
Zinedine Zidane
Ricardo Izecson dos Santos Leite Kakà


7. MIGLIOR SECONDA PUNTA DEL DECENNIO

Lionel Messi
Alessandro Del Piero
David Villa
Thierry Henry
Raúl González Blanco


8. MIGLIOR BOMBER-PRIMA PUNTA/FINALIZZATORE DEL DECENNIO

Ronaldo Luís Nazário de Lima
Samuel Eto’o
Andriy Shevchenko
Cristiano Ronaldo
Ruud Van Nistelrooy (Didier Drogba – Filippo Inzaghi)


9. MIGLIOR ALLENATORE DEL DECENNIO

Carlo Ancelotti
Alex Ferguson
Arsène Wenger

10. MIGLIOR SQUADRA NAZIONALE DEL DECENNIO

Spagna
Brasile
Italia

11. MIGLIOR SQUADRA DI CLUB DEL DECENNIO

Barcellona
Milan
Manchester United



12. LA PARTITA DA RICORDARE

29 novembre 2010 - Barcellona-Real Madrid 5-0
25 maggio 2005 – Milan-Liverpool 3-3 (5-6 dcr)

14 aprile 2009 - Chelsea-Liverpool 4-4

MENZIONI SPECIALI:
16 maggio 2001 - Liverpool-Alavés 5-4
24 aprile 2007 - Manchester United-Milan 3-2
2 maggio 2007 – Milan-Manchester United 3-0
2 maggio 2009 – Real Madrid-Barcellona 2-6

Ed ancora
7 marzo 2001 - 
Deportivo La Coruña-Paris Saint Germain 4-3
3 aprile 2001 - Galatasaray-Real Madrid 3-2
2 settembre 2001 - Cittadella-Salernitana 4-4 
(il 4-3-3 di Zeman contro il "3-3-4 all'olandese" di Ezio Glerean: 
un ottovolante di emozioni, seppur in un match di Serie B)
9 aprile 2002 - Bayer Leverkusen-Liverpool 4-2
5 maggio 2002 - Lazio-Inter 4-2
15 maggio 2002 - Real Madrid-Bayer Leverkusen 2-1
10 luglio 2002 - Olimpia Asunción-Grêmio 3-2
24 settembre 2002 - Deportivo La Coruña-Milan 0-4
5 marzo 2003 - Fénix-Cruz Azul 6-1
10 aprile 2003 - Porto-Lazio 4-1
23 aprile 2003 - Milan-Ajax 3-2
14 maggio 2003 - Juventus-Real Madrid 3-1
27 maggio 2003 - América de Cali-River Plate 4-1
17 settembre 2003 - Arsenal-Inter 0-3
5 novembre 2003 - AS Monaco-Deportivo La Coruña 8-3
6 aprile 2004 - AS Monaco-Real Madrid 3-1 (rimontando il 2-4 dell'andata)

7 aprile 2004 - Deportivo La Coruña-Milan 4-0 (rimontando l'1-4 dell'andata)
24 giugno 2004 - Portogallo-Inghilterra 2-2 (6-5 dcr)
15 settembre 2004 - Bayer Leverkusen-Real Madrid 3-0
28 settembre 2004 - Manchester United-Fenerbahçe 6-2
8 marzo 2005 - Lione-Werder Brema 7-2
8 marzo 2005 - Chelsea-Barcellona 4-2
2 novembre 2005 - Werder Brema-Udinese 4-3
19 novembre 2005 - Real Madrid-Barcellona 0-3

21 febbraio 2006 - Real Madrid-Arsenal 0-1
21 febbraio 2006 - Club Tigres de la UANL-Deportivo Cali 5-4
27 aprile 2006 - Middlesbrough-Steaua Bucarest 4-2
9 agosto 2006 - São Paulo-Internacional 1-2
26 agosto 2006 - Inter-Roma 4-3
28 agosto 2006 - San Lorenzo-Boca Juniors 1-7
18 marzo 2007 - PSV Eindhoven-Ajax 1-5
10 aprile 2007 - Manchester United-Roma 7-1
9 maggio 2007 - Roma-Inter 6-2
7 giugno 2007 - Boca Juniors-Deportivo Cúcuta 3-0
8 luglio 2007 - Messico-Paraguay 6-0
20 ottobre 2007 - Roma-Napoli 4-4
4 marzo 2008 - Milan-Arsenal 0-2
9 marzo 2008 - Barcellona-Villarreal 1-2
20 giugno 2008 - Croazia-Turchia 1-1 (2-4 dcr)
21 giugno 2008 - Olanda-Russia 1-3 dts
22 giugno 2008 - Boca Juniors-Tigre 6-2
25 giugno 2008 - LDU Quito - Fluminense 4-2
1 aprile 2009 - Bolivia-Argentina 6-1
16 luglio 2009 - Cruzeiro-Estudiantes La Plata 1-2
22 novembre 2009 - Santos-Corinthians 3-0
13 marzo 2010 - Burton Albion-Cheltenham 5-6
12 settembre 2010 - Foggia-Foligno 4-4
(dopo un assurdo ostracismo... bentornato Zdeněk Zeman!)
24 ottobre 2010 - PSV Eindhoven-Feyenoord 10-0



ed infine

una TOP-11 (FORMAZIONE TIPO) DEL DECENNIO


(4-3-3)

Buffon


Cafu
Nesta
Maldini
Roberto Carlos

Xavi
Gerrard
Seedorf

Messi
Eto’o
Ronaldo Luís Nazário



Il Gol del Decennio?
Lo dedichiamo ad un fuoriclasse epocale, protagonista solo agli inizi

(ritiro nel 2004, l'unico motivo per cui non è stato considerato nelle succitate graduatorie) con la maglia del Brescia, laddove ha continuato a dispensare irripetibili magie come questa:
1° aprile 2001 – Juventus-Brescia 1-1
stoppando al volo e a seguire (!) un lancio di 40 metri di Andrea Pirlo, dribblando allo stesso tempo (!!) Edwin Van Der Sar per poi appoggiare la palla in rete, morbida ed ineluttabile: POESIA calcistica

- quanto ci manchi, ROBERTO BAGGIO


E allora goodbye agli "anni zero", abbasso rancori e divergenze integralistiche ed in alto i calici - salutiamo con speranza gli anni che verranno; quale bottiglia per brindare, champagne francese o spumantino all’italiana?
Beh, questa decidetela voi.

Marco Oliva per FUTBOLANDIA DREAMIN'


6 commenti:

  1. pezzo strepitoso, complimenti!

    Completo ma non pedante, sintetico e scorrevole: bravo, bravo davvero. Peccato scrivi aggiorni poco il blog, mi sembra davvero scritto in maniera bella e competente.

    Stupenda la sezione sulle "partite indimenticabili", rileggendola ho rivisto negli occhi alcuni fantastici momenti che avevo dimenticato (tipo la finale UEFA Liverpool-Alaves 5-4, grande serata di CALCIO) - belle anche le tue opinioni, mi piace molto la tua visione del calcio.

    Una sola "obiezione": il gol di Zidane nella finale di Champions League? Altro bel gol del decennio, no? ;) Forse hai voluto premiare Baggio perché non inserito nelle "classifiche"?

    GIUSEPPE

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  2. che gol, Roby Baggio -
    Mamma Mia... altro che Messi o Cristiano Gelatinaldo...

    PS: complimenti per l'articolo

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  3. ottimo pezzo, davvero molto articolato ed originale, bravissimi

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  4. LUCA:

    grande la lista delle partite, alcune non le ho
    viste, ma altre mi hanno ricordato splendide
    serate da appassionato di calcio! Una piccola
    tiratina di orecchie da tifoso, però: il triplete
    dell'Inter non meritava anche una citazione
    nelle partite, per esempio la finale col Bayern?
    Capisco che probabilmente hai prediletto
    lo spettacolo all'importanza dell'evento,
    ma vincere un trofeo che mancava da 45 anni
    mi sembra più importante di squadrette come
    Cittadella e Salernitana, o sbaglio?

    Per il resto: pezzo semplicemente perfetto,
    mi accodo ai complimenti. Per caso, è possibile
    fare un montaggio dei gol delle partite citate?
    Sarebbe fantastico

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  5. Sandro:

    ecco un mio TOP 11 alternativo al vostro:
    4-4-2

    Cech
    Maicon Terry Vidic Evra
    Beckham Lampard Fabregas Nedved
    Henry Rooney

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  6. PAOLO:

    INDIMENTICABILE LA MIA JUVE CHE PUNISCE
    3-1 I FANFARONI DEL REAL MADRID GALACTICO,
    RIMONTANDO LA SCONFITTA DELL'ANDATA,
    E CON BUFFON CHE PARA IL RIGORE E DEL PIERO,
    TREZEGUET E NEDVED IMMARCABILI PER I MERENGUES!

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