sabato 23 luglio 2011

Belgian Goalkeepers: THIBAUT COURTOIS (1992)

Sin dagli albori di questo sport, 
la scuola calcistica belga si è segnalata come fucina indefessa 
di portieri affidabili, alcuni capaci addirittura di segnare un’epoca 
ed entrare prepotentemente nell’immaginario collettivo.


Ripercorrendo a ritroso il secolo scorso, la mente degli appassionati prova idealmente a spolverare la coltre del tempo dalla memoria per far riemergere le leggendarie figure di Jan De Bie, medaglia d’oro nella VII Olimpiade di Anversa 1920 (un solo gol subito, il penalty trasformato dallo spagnolo Mariano Arrate, per ottenere l’unico alloro internazionale del piccolo regno dell’Europa Centrale), o Arnold Badjou, estremo difensore presente nelle tre edizioni della Coppa del Mondo incastonate tra le due guerre (1930-1934-1938). E poi ancora Robert Braet (autentico monumento ventennale nel Cercle Brugge), André Vandeweyer (l’indimenticabile ‘Zaza’, protagonista della “Union 60”, ossia la poderosa striscia di sessanta partite senza sconfitte messa su dalla Royale Union Saint-Gilloise tra il 9 gennaio 1933 
e il 10 febbraio 1935 che portò alla conquista di tre titoli nazionali consecutivi, gli ultimi di un club ai giorni nostri impelagato nelle serie inferiori),
Léopold Gernaey (perforato quattro volte sia dall’Inghilterra che dall’Italia del coach magiaro Lájos Czeizler nei Mondiali 1954), Jean-Marie Trappeniers (pluri-decorato con l’Anderlecht, squadra che nel 1964 rappresentò il proprio Paese con tutti i suoi undici effettivi in un match contro l’Olanda), Jean Nicolay (Belgian Golden Shoe 1963, istituzione nello Standard Liegi), Christian Piot (antesignano dei “portieri-goleador” sui calci piazzati: c’è la sua firma nel tabellino dei marcatori in un Italia-Belgio 2-1 del 26 gennaio 1977 a Roma, quando trafisse il ‘Giaguaro’ Luciano Castellini dagli undici metri) e il baffuto Theo Custers, pittoresco interprete del ruolo chiuso nella Nazionale Maggiore solo dalle ingombranti figure di Jean-Marie Pfaff e Michel Preud’hommei due fuoriclasse assoluti che i "Diables Rouges" hanno regalato al panorama internazionale nel trentennio dipanatosi 
a cavallo tra gli anni Settanta e i Novanta.


Archiviate le successive esperienze con Filip De Wilde e Geert De Vlieger, i pali del Belgio nel futuro prossimo potrebbero esser difesi da due prospetti su cui è doveroso porre la massima attenzione: Simon Mignolet (1988, Sunderland), ultimamente capace di scalzare Jean-François Gillet, Bailly e Silvio Proto 
nelle gerarchie del Commissario Tecnico Georges Leekens, e soprattutto
THIBAUT COURTOIS, la sorpresa più brillante 
della Jupiler Pro League 2010-2011.


nome: THIBAUT
cognome: COURTOIS

data di nascita: 11 maggio 1992
luogo di nascita: Bree [Limburgo, Fiandre - BELGIO]

ruolo: PORTIERE
piede preferito: sinistro

Altezza: 194 cm
Peso: 80 kg

Squadra attuale: appena ingaggiato dal CHELSEA FC,
nel 2011-2012 giocherà in prestito al CLUB ATLÉTICO DE MADRID
[Primera División - Liga Nacional de Fútbol Profesional, SPAGNA]


Nato a Bree l’11 maggio di diciannove anni fa, questo piccolo gigante (centimetri in parte ereditati dal padre, l’ex-pallavolista Thierry Courtois) 
è stato infatti uno degli artefici della splendida cavalcata intrapresa la scorsa estate dal Racing Genk, conclusasi a maggio con la conquista del terzo titolo nella propria storia per la gioia incontenibile della Cristal Arena, il catino 
de Mijnjongens Genkies’ costruito nel 1999 (anno del primo trionfo nazionale) e denominato in origine Fenix Stadion. In quegli stessi mesi, Courtois fu notato negli ‘Espoirs’ del Bilzen VV dai dirigenti bianco-blu; curiosamente, sin da bambino ricopriva il ruolo di terzino sinistro. La definitiva collocazione tra i pali la assunse con la nuova maglia, quando si offrì come volontario sostituto dell’estremo difensore titolare, infortunatosi alla vigilia di un torneo per giovani promesse organizzato in Germania: le sue confortanti prestazioni gli valsero il premio di miglior giocatore della rassegna, e la certezza 
di aver finalmente intrapreso la strada giusta sul rettangolo verde.

Peraltro, l’attitudine a bruciare le tappe è una peculiarità che lo ha accompagnato in tutta la sua ancor breve carriera, agevolata dalla sfrontata personalità naturale e un pizzico di sana ambizione. La contemporanea assenza dello squalificato Davino Verhulst e del sostituto Sem Franssen 
(il titolare d’inizio stagione, Logan Bailly, si era accasato al Borussia Mönchengladbach cinque mesi prima, anticipando di qualche settimana 
la firma di Sinan Bolat con lo Standard Liegi) convinsero l’allenatore Pierre Denier a buttarlo nella mischia non ancora maggiorenne il 17 aprile 2009, 
e nonostante fosse la sesta scelta del team appena qualche tempo prima, dato che l’alternativa rimasta in rosa era l’ugualmente imberbe Koen Casteels (passato qualche giorno fa all’Hoffenheim, altro ragazzo da seguire nel ruolo, così come il coetaneo Thomas Kaminski del Beerschot AC e Sven Dhoest, classe 1994, militante nel Club Bruges). L’avversario da affrontare era il K.A.A. Gent, guidato in panchina da un certo Preud’homme: un segno del destino?


Arresosi solo di fronte a due colpi di testa degli indisturbati Grondin e Custovic, entrambi su cross dalla sinistra disegnati da Thompson e Bryan Ruiz
il giovane sventò prontamente sul proprio palo un tentativo a botta sicura dell’incredulo Ljubijankic, liberato davanti alla porta dall’ennesima invenzione sulla banda laterale del costaricense. Il 2-2 al triplice fischio dell’arbitro Paul Allaerts (di Ngcongca e Huysegems le altre reti) suggellò l’esordio ufficiale e l’unica presenza nella stagione 2008/2009 dell’allora misconosciuto Thibaut, lasciando intravedere ai tifosi di casa il suo potenziale grezzo ma senza dubbio di buon livello.

L’annata successiva non è stata foriera di grandi soddisfazioni né sul piano personale né tantomeno per quanto concerne i risultati della propria squadra; terzo portiere all’ombra di Verhulst e dell’ungherese László Köteles, prelevato in estate dal Debreceni VSC, il talento fiammingo ha vissuto da spettatore 
non pagante le tribolazioni del Genk, alle soglie della zona retrocessione 
sotto la gestione di Hein Van Haezebrouck e autore di una lenta risalita 
con il sostituto Franky Vercauteren, capace di rivitalizzare un ambiente 
depresso centrando l’undicesimo posto finale e l’insperata qualificazione 
ai Preliminari di Europa League grazie ai play-off primaverili.

E’ stato proprio il nuovo mister, “piccolo principe dell’ala sinistra” 
con Anderlecht e Nantes nei suoi trascorsi da giocatore, a concedere 
fiducia incondizionata a Thibaut Courtois sin dalle prime battute 
della stagione 2010/2011, sancendo la sua definitiva consacrazione. 
Il giovane è stato bravo a cogliere al volo ogni occasione, sfoderando una sicura esibizione nel battesimo di fuoco in campo europeo al Veritas Stadion 
di Turku (29 luglio 2010, i finlandesi dell’Inter demoliti 5-1 a domicilio), 
bissata nell’esito positivo tre giorni più tardi in campionato: colpevole sul momentaneo vantaggio del Beerschot, siglato dopo soli sette minuti da Faris Haroun con un tiro tutt’altro che irresistibile sul primo palo, Courtois ha però salvato il risultato allo scadere, neutralizzando un velenoso diagonale di Bart Goor ed evitando di vanificare la doppietta del bomber Jelle Vossen. 

Il rendimento è aumentato col susseguirsi delle giornate, in maniera direttamente proporzionale alla partenza da applausi del Racing Genk, pregevole nell’inanellare nove vittorie in undici giornate (compreso un netto 4-2 rifilato ai rivali dello Standard), prima della doppia sconfitta patita in casa del KV Kortrijk (0-1 il 22 ottobre) e ospitando i campioni in carica dell’Anderlecht (1-2 nove giorni dopo, con reti avversarie siglate da Kljestan e dal solito Romelu Lukaku). La marcia è ripresa alla grande il 13 novembre, con Courtois capace di conquistare definitivamente i favori del proprio pubblico al cospetto del Cercle Brugge: col punteggio ancora inchiodato sullo 0-0, il ragazzo si rivela abile nel neutralizzare un rigore all’avversario Hans Cornelis, distendendosi in bello stile sulla propria sinistra e abbassando poi 
la saracinesca di fronte ai ripetuti attacchi del ghanese William Owusu, scatenato nell’arco dei novanta minuti eppure incapace di trafiggerlo 
in ben cinque occasioni, avute per giunta da posizione propizia. 
Incoraggiati dalla reattività felina dell’estremo difensore, i compagni 
riescono alfine a scrollarsi di dosso il periodo di crisi ed andare in gol 
con Marvin Ogunjimi, l’israeliano Elyaniv Barda e David Hubert, 
mediano di fatica dalla grande disciplina tattica. 

I riflessi pronti e l’agilità tra i pali sono i pezzi forti del repertorio di Thibaut, 
il tutto condito dall’istrionica verve con cui tende talvolta a rimbrottare 
i compagni di reparto distratti in copertura, guidandoli da par suo; non 
è un caso che i bianco-blu siano riusciti a chiudere la Regular Season con la seconda miglior difesa del lotto e solo ventisette reti incassate in trenta turni, nonostante il progetto di Vercauteren sia improntato principalmente 
su un modulo propositivo e spesso sbilanciato in fase offensiva (attacco più prolifico con sessantaquattro realizzazioni, una media di 2.13 per match). 
Il ragazzo può e deve comunque migliorare nel tempismo delle uscite alte, sfruttando le lunghe leve di cui è naturalmente dotato, e soprattutto nelle prese. Come la maggior parte dei portieri moderni, infatti, il belga tende 
ad accontentarsi di respingere il pallone in tuffo, piuttosto che rischiare 
di bloccarlo o lavorare su un posizionamento più accorto. 

Titolare inamovibile nei 2700 minuti della Jupiler League, Courtois ha mantenuto la sua porta inviolata in undici circostanze nella prima fase del campionato, ergendosi ad assoluto protagonista anche rispetto alle sofferenze patite dalla sua squadra contro Lierse (stoico sotto la neve caduta copiosamente sull'Herman Vanderpoortenstadion per difendere l'1-1), St.Truiden e Lokeren, baluardo quasi inespugnabile poi nel bel filotto finale messo insieme dal 22 gennaio al 20 marzo 2011, quando i ‘Genkies’ hanno chiuso il loro percorso con sei vittorie, un pareggio (1-1, riacciuffato in extremis dall’Anderlecht nello scenario amico del Constant Vanden Stock Stadion) e una sola sconfitta (inatteso 0-2 a domicilo dal Westerlo nel penultimo impegno), piegando tra le altre le favorite Bruges (1-0) 
e Standard Liegi (ancora due lunghezze di scarto come all’andata, 
in virtù dello 0-2 al Maurice Dufrasne Stadion). 

La decisiva post-season in primavera è cominciata invece in malo modo, con il Genk regolato senza appello e in rapida successione dallo Standard (1-2) 
e dai bianco-malva di Ariel Jacobs (0-2), dando l’impressione di aver ormai raschiato il fondo del barile energetico per produrre il massimo sforzo e non poter più opporre resistenza sotto i colpi delle avversarie più attrezzate. 
Ma nel calcio non c’è niente di matematico…


Una reazione veemente e orgogliosa, infatti, permette ai ragazzi di Vercauteren di riaprire il discorso con cinque successi nei sei impegni posteriori (l'unico passo falso è lo 0-3 sul campo del Bruges, rimediato malgrado il penalty ribattuto al doppiettista di giornata Ivan Perisic) per poi andarsi a giocare le proprie carte nell’ultima sfida casalinga (17 maggio 2011) agli indemoniati 'Rouches de Liège Axel Witsel, Daniel Opare, Sébastien Pocognoli, Mehdi Carcela-Gonzalez, Mohamed Tchité e il capitano Steven Defour, idolo locale alla Cristal Arena appena un lustro fa. Manco a dirlo, 
è stato proprio il giovane estremo difensore bianco-blu a rivelarsi preziosissimo “man of the match”, mettendo in ghiaccio con le sue parate 
il pareggio firmato dall’incornata del nigeriano Kennedy su corner corto del talentuoso Kevin De Bruyne e cross di Dániel Tőzsér a dodici minuti dal triplice fischio finale (lo 0-1 era arrivato al 45’+2 dal mancino ravvicinato 
di Eliaquim Mangala, lesto nel correggere una punizione dello stesso Defour), esaltandosi nel disinnescare il disperato forcing intrapreso dallo Standard nelle ultime battute, con tre miracolosi interventi in respinta che hanno mandato 
in visibilio gli astanti. Un trionfo meritato per una squadra partita a fari spenti, alla luce del contraddittorio torneo di appena dodici mesi prima, e intraprendente ai limiti dell’incoscienza nel sovvertire ogni pronostico estivo.

I frutti raccolti in questi ultimi tempi sono piuttosto copiosi anche a livello individuale per Thibaut Courtois: doppio premio come “Racing Genk Player of the Year”, assegnatogli dai propri supporters, e soprattutto il prestigioso riconoscimento di “Best Goalkeeper of the Year”, istituito nel 1984-85 dalla RBFA (Royal Belgian Football Association), il cui albo d’oro vede al vertice con quattro affermazioni Gilbert Bodart (qualcuno lo ricorderà ormai ultra-trentenne a difendere i pali di Brescia e Ravenna qui in Italia) 
e il succitato Preud’homme, strepitosa punta di diamante del Malines 
che incantò l’Europa sulla coda degli anni Ottanta. 

Ad ogni modo, il ragazzo nativo di Bree non potrà puntare per adesso a battere i loro record in patria, dato che la sua fragorosa esplosione ha suscitato l’inevitabile interesse di club stranieri come Manchester United, Tottenham, Newcastle, Benfica, Hoffenheim e Schalke 04, bruciati sul tempo dalla succosa offerta del Chelsea di Roman Abramovič e del neo-arrivato tecnico lusitano Villas Boas, che ha messo sul piatto una cifra vicina ai nove milioni 
di sterline per assicurarsene le future gesta. Felice di questo salto di qualità professionale, il promettente Courtois comincerà per il momento a misurarsi con gli attacchi atomici della Liga spagnola, dato che andrà in prestito all’Atlético Madrid per sopperire alla partenza dell’altro super-talento
David De Gea, fresco Red Devil alla corte di Sir Alex Ferguson.




Marco Oliva per FUTBOLANDIA DREAMIN'

3 commenti:

  1. Complimenti per il blog, volevo segnalarvi il mio umile forum in cui si parla di calcio a 360 gradi.

    http://worldfootball.forumfree.it/

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  2. si sta comportando alla grande in Spagna!
    E la scorsa settimana ha esordito
    nella Nazionale Maggiore, riuscendo a mantenere
    inviolata la propria porta in casa della Francia
    (0-0 il risultato dell'amichevole)

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  3. LUCIO:

    Scouting report perfetto per un portiere fortissimo e sorprendente, ieri ha giocato con la sicurezza di un veterano, vincendo a 19 anni un'Europa League da titolare (finale con tre classe 1992 in campo: Jon Aurtenetxe, Iker Muniain e lo stesso Thibaut Courtois, le italiane hanno tanto da imparare!). Complimenti a voi, e ovviamente a lui, secondo me è già pronto per essere più di un'alternativa di Cech.

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